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PAOLA CORDISCHI  è nata e si è formata a Roma, ora vive nella provincia di Viterbo.
Alla fine degli anni 80’ completa il suo corso di studi, laureandosi in Psicologia e nella riabilitazione del linguaggio. Successivamente si diploma al corso triennale d’Arte del S.Giacomo di Roma.
Per alcuni anni viaggia tra gli Stati Uniti e il Centro America dove ha modo di studiare l’espressione artistica, antica e contemporanea delle popolazioni autoctone.
Lavorando in collaborazione con artisti ed artigiani di origine indiana e messicana, crea oggetti d’Arte e design ,soprattutto tessile, ispirati all’arte degli indiani d’America e all’arte Precolombiana.
In successivi viaggi approfondisce il suo interesse per le tradizioni visive di popoli non europei e prosegue la sua ricerca sull’estetica delle culture primitive e popolari.
La sua ricerca artistica ha spaziato in molti settori. Ha prodotto pittura, scultura, scenografia, design, moda, costume, didattica.
Dalle sperimentazioni degli anni ’90 dove utilizzava prevalentemente materiali naturali e di recupero, e traeva ispirazione alle arti primitive e popolari, è passata in anni più recenti a ricerche pittoriche astratte e/o geometriche, più influenzate dall’arte contemporanea europea.
Negli ultimi anni lavora prevalentemente su tessuto, su juta e su tela, allestendo quasi esclusivamente mostre personali.
Dal 1995 ha esposto in molte personali e collettive in Italia ( Roma, Napoli, Viterbo, Civita di Bagnoregio , Bracciano, Cerveteri, Spoleto, Tuscania, Trevignano, Montalcino e all’estero ( S.Francisco Usa e S.Miguel de Allende in Messico)
Hanno scritto di lei: Alberto Castelli, Pamela Cento, Gianfranco Mascelli, Marco di Mauro, Vincenza Fava, Enrico Mascelloni, Luigi M. Bruno.

ESPOSIZIONI

1995 maggio - Personale - Barbara Beckman Studios - San Francisco - USA

1996 febbraio - Personale - Casa de las Artes - S. Miguel De Allende - Mexico

1997 giugno - Personale    -Teatro Colosseo – Roma 

1998 giugno - Collettiva  - “Villaggio Globale “ – Roma

1998 giugno - Collettiva – Città della Scienza – Napoli

1999 marzo - Collettiva “ Etnie Contemporanee “ Goa Club - Roma

1998 settembre - Collettiva - “ Il cavallo di Manitù” – Parco degli acquedotti – Roma

1999 maggio – Personale - “Classico Village” – Roma

2001 ottobre – realizza un grande murales nel Parco del Pineto a Roma

2002  settembre - Collettiva –  Museo Casina delle Civette, Villa Torlonia - Roma

2001    marzo - Personale - Palazzo Alemanni – Civita di Bagnoregio (Vi)

2003 maggio – Personale – Casale Podere Rosa – Roma

2003 luglio – Collettiva – “Rassegna Cinema Indip.” – Via della Caffarella – Roma

2003 ottobre - Personale – Sala Almadiani -  Viterbo

2003 dicembre – Collettiva – Chiostro Medievale di Bracciano

2004 marzo – Collettiva – galleria “ Gard “ Piramide - Roma

2002    maggio – Collettiva – Torretta Valadier ,Ponte Milvio –Roma

2003 ottobre – Collettiva – Refettorio S.Domenico a Napoli

2003 novembre –Personale – galleria “ il Pilastro” – S.Maria Capovetere 

2005 agosto – Espone alla collettiva di scultura e pittura “ Materia Viva “, di cui è anche curatrice, nell’antico palazzo medievale di S.Carluccio a Viterbo. 
Per l’inaugurazione viene presentato il lungometraggio “6 artisti: la materia “: composto dalle video-biografie degli artisti presenti (di R. Meddi, V. Sentinelli). (“juta, legno e materiali di recupero di Paola Cordischi”)                                                      

2006 giugno- Cura ed espone alla collettiva “ Materia Viva (seconda edizione ) –galleria Artidec di Bracciano

2007  marzo - Cura ed espone alla collettiva “ Yin e Yang “- Archivio storico di Bracciano

2008 marzo –Collettiva “ l’uovo d’artista “ a Calcata

2008  settembre – Progetta, cura ed espone in “Bracciano in Arte”.  La manifestazione coinvolge più di 30 artisti ed oltre 100 opere suddivise in 4 sezioni:  pittura, scultura, fotografia e ceramica.

2009  maggio – Esposizione di Arte Contemporanea in parallelo con l’Arte “primitiva “ Oceanica - Bracciano

2010  ottobre – Collettiva- “Magazzini della Lupa” a Tuscania (Vt)

2011  ottobre – Personale di pittura e scultura – “Senza Parole”  - Tuscania

2013  giugno -  Personale di pittura ed istallazioni –  Tivoli

2015 ottobre - Personale di Arte - Ex Cartiera Latina - Parco dell'Appia Antica - Roma

2016 febbraio - Personale - Galleria PlusArtePuls - Viale Mazzini, 1 - Roma

2016 settembre - Personale - Galleria Onde di Carta - Trevignano Romano

2017 agosto - Personale - Rassegna "Venerdi' di O.C.R.A." Chiostro medievale - Montalcino (Siena)

2019 Ottobre - Personale, opere e catalogo 2017/18 - Casale d'Arte XXX Miglia ( Sutri VT)

2021 Settembre - Personale, opere e catalogo 2019/21- Casale d'Arte XXX Miglia ( Sutri VT)

2021 Dicembre - AMACI 17° Giornata del Contemporaneo - Personale- "Cordischi - opere 2021" - Casale d'Arte XXXMiglia, Sutri (VT) 

2022 Maggio- Collettiva "Configurazione#2 - Palazzo Ruspoli -Cerveteri

2022 Luglio  - Personale - "Cordischi - opere 2022"- Casale d'Arte XXXMiglia, Sutri (VT)

2021 Ottobre - AMACI 18° Giornata del Contemporaneo - Personale - "Cordischi - opere recenti " - Casale d'Arte XXXMiglia, Sutri (VT)

2023 Luglio - Personale di Arte presso la Galleria di Arte e Design "eswareinmal-design - Albgut Münsingen BW - Germany

2023 Ottobre – AMACI 19° Giornata del Contemporaneo – Personale - “La poetica del particolare”-  - Casale d’Arte XXXMiglia- Sutri (Vt)

2023 Ottobre – Collettiva di Arte -“Verde. Poetico. Insolito - Lo sguardo dell’Arte sulla Natura”
Artisti : Cordischi, Magni, Mancinelli, Melloni, Tata, Tranchida, Wilczek - a cura e nel Casale d’Arte XXX Miglia - Sutri (Vt)

IL  TAPPETO  COME  OGGETTO  CONTUNDENTE  
di  Enrico  Mascelloni
Da tempo, all'interesse per l'arte contemporanea giustappongo quello per i tappeti estremi.* Più in generale sto parlando di tessuti tribali che giocano su ampi spazi vuoti (per es. i feltri centroasiatici) o su un'affollamento di motivi iconici (i tappeti di guerra afghani). Ma soprattutto, come ho approfondito altrove il tappeto incrocia la migliore arte contemporanea in quanto oggetto. La suggestione che esercita su un numero crescente di artisti contemporanei è dovuta alla sua potente oggettualità. L'uso variegato, la sua enorme stratificazione spaziale e temporale, i miti visuali e ancor più letterari che da tempo lo assediano, tutto questo l'ha cosificato come poche altre cose, l'ha oggettualizzato come pochi altri oggetti. Il tappeto è diventato concreto e duro e stagliato allo sguardo, ma allo stesso tempo è leggero come un'idea. Il concreto e l'astratto gli danno insieme forma.
Paola Cordischi è esemplare di un modo non convenzionale di fare i conti con il tappeto. Per lei è un oggetto che va costantemente reinventato, ma sopratutto scarnificato sino a mostrarne i nervi. E infatto lo vediamo incerottato, ridotto alla sua essenza di materia primaria dell'esistenza in ambiente ostile, di cui anche la juta o la tela grezza sanno farsi metafora, soprattutto dopo il processo a cui l'avevano già condotta Burri e alcuni protagonisti dell'arte povera come Kounellis. Dopo tale ritorno alla sua condizione di materia primaria, i tappeti di Paola Cordischi diventano campi aperti alle più varie sperimentazioni materico-formali.
Nelle opere più recenti sembrano prevalere gli esperimenti ottici, cinetici, sebbene sotto tale struttura organizzata si avverta, come in "Oriental Rug", la presenza di immagini varie che contribuiscono a caricare di significati l'opera. E in effetti all'artista romana piacciono le simmetrie, di cui il tappeto è un immenso serbatoio, ma anche le polarità, soprattutto quelle che stridono, che sono invece un luogo forte dell'Arte Contemporanea.
I motivi rigorosamente geometrici su cui costruisce alcune opere recenti appartengono al territorio della simmetria  e della percezione che tende all'equilibrio ottico, di cui il tappeto è appunto un plurimillenario campo di sperimentazione. Ma se vogliamo anche la giustapposizione di motivi astratti che ripartiscono il campo, alle immagini sottostanti che inevitabilmente danno e traggono significato conflittuale a/da essi, creano un gioco percettivo che appartiene alla storia del tappeto.
Ma come si è accennato la polarità secca (anche la tela grezza su cui è apposto un colore sontuoso forma una polarità secca) sa essere un terreno tra i più efficaci dell'arte contemporanea. La polarità si fa conflitto, e persino nell'apparentemente inoffensiva contiguità tra rigore geometrico e immagine evocativa restano tracce della radice conflittuale dell'avanguardia. Il tappeto, nella sua parabola storica, stemperava ogni polarità, rendendo desueti persino termini come “astratto” o “figurativo”. La sua configurazione morbida allo sguardo e al tocco sembrava anche riassorbire ogni conflitto. Persino il più anomalo tra essi non era mai un luogo di sperimentazione e di sorpresa, perchè apparteneva sempre a una storia sedimentata e a un'aspettativa condivisa.
Gli artisti contemporanei che si cimentano con l'idea di tappeto e in particolare Cordischi non si privano invece della spigolosità dei materiali e della sorpresa generata dagli accostamenti meno prevedibili. Il supporto concreto dei lavori di Paola Cordischi è certamente la juta, ma il supporto concettuale dei suoi lavori recenti è dichiaratamente il tappeto e proprio con tale consapevolezza ne sonda l'idea stessa. Per tale motivo il tappeto non è per lei un repertorio di motivi, ma un luogo concreto e insieme virtuale da sottoporre a pressione costante. Nella migliore arte contemporanea persino il tappeto cessa di essere un luogo morbido e sicuro, per farsi invece oggetto contundente.
* Enrico Mascelloni, Tappeti estremi – da Timbuctu all'Arte Contemporanea, ed. 107, Torino 2013
ESTRATTI DI CRITICA

“…la sua costante ricerca attinge da un passato antichissimo ed allude ad un futuro remoto, oltre la civiltà occidentale.”
                                                                         GIANFRANCO MASCELLI

 “...La sua opera sembra in bilico tra pittura e scultura in una ricerca ed un annullamento della terza dimensione, dove la casualità gioca un ruolo predominante nella ricerca creativa.”
“…Al centro della sua riflessione è il recupero della sensibilità primitiva, ingenua, naturale contro le insidie di una civiltà materialistica e superficiale. Le sculture e le jute dell’artista romana condensano umori ancestrali e risonanze mitiche, tuttavia si prestano ad una lettura moderna, mai disgiunta dal sentire contemporaneo.”                                                                                                      
                                                                         MARCO DI MAURO

“…..utilizza un alfabeto fatto di pezzi di legno, di juta, di colori e fibre naturali, in un espressionismo arcaico che ha trovato le sue radici e il suo stile. Sono messaggi mai stabiliti a priori che una volta sedimentati nell’inconscio, vengono fuori durante il processo artistico con la forza e l’ingenuità di un bambino che dice qualcosa di importante senza saperlo. Così, non cercando di essere trasgressiva a tutti i costi, l’Arte di Cordischi lo è per davvero. E il suo discorso sull’uomo si sviluppa nel combinare materia, forma e colore”
                                                                         PAMELA CENTO
 
“….Cordischi ha una visione genuina dell’Arte , crede nel puro incontro giocoso tra l’opera e lo spettatore, libero di ritrovare se stesso o elementi della propria vita sociale e culturale nell’immagine o nella scultura che sta osservando in quel momento. La prima impressione che dà la sua innata creatività è un profondo senso di libertà, di un ritorno a volte anche malinconico, ad uno stadio primigenio dell’essere umano, svincolato da leggi e regole soffocanti.”
                                                                        VINCENZA FAVA

“…Il supporto concreto dei lavori di Cordischi è certamente la juta; ma il supporto concettuale dei suoi lavori recenti è dichiaratamente il tappeto e proprio con tale consapevolezza ne sonda l’idea stessa. Per tale motivo il tappeto non è per lei un repertorio di motivi, ma un luogo concreto ed insieme virtuale da sottoporre a pressione costante. Nella migliore arte contemporanea persino il tappeto cessa di essere un luogo morbido e sicuro, per farsi invece oggetto contundente.”
                                                                        ENRICO MASCELLONI
“ Paola Cordischi: il momento e la sua traccia 1 FEBBRAIO 2023”
(Scritto da Luigi M. Bruno e pubblicato su Roma Cultura il 01/02/2023)


Siamo tutti figli di qualcuno, o almeno parenti alla lontana. Paola Cordischi e il suo astrattismo che per semplificare definiremo dinamico conta sicuramente ascendenze illustri: prima di tutti Afro, ma senza la sua calda corposità cromatica ancora con echi di Scuola Romana, un padre nobile come Emilio Vedova, ma per temperamento lontana dalla sua tragicità senza compromessi, forse anche un po’ di Mirò, ma assente il gioco dei suoi preziosi aforismi che sanno di favola araba.

Questa è la pittrice Cordischi e il suo albero genealogico, ma poi la sua storia prosegue per motivazioni e necessità tutte sue e indiscusse. La rapidità del segno, senza pentimenti di mezzi toni appartiene ad una semplificazione scabra che non vuole “ritorni” di moderate riflessioni.

Il colore supporta l’ossatura essenziale del segno nell’incorporare il suo scheletro con notazioni cromatiche che sottolineano e assecondano lo slancio istintivo dei suoi elementari crittogrammi, quasi una serie di basilari accordi musicali che completano e racchiudono la folgorazione grafica iniziale.

Il legame che unisce coerentemente i suoi lavori non ammette devianze discorsive o digressioni alternative: il suo racconto è tutto racchiuso in un sentimento spaziale compatto e giustificato da una esigenza essenziale: la cristallizzazione del momento pittorico, la rappresentazione per sequenze di una intuizione dell’attimo e la sua traduzione in proverbiale semplicità.

E qui l’uso che si vuol fare di “proverbio” e “proverbiale” non vuole sminuire la realtà pittorica della Cordischi portandola ad un livello di discorsivo buonsenso. No; i “proverbi” dell’artista hanno l’icasticità dell’immagine conclusiva e assoluta, senza repliche e accordature ad ingentilire la nuce, il suo paradigma e il desiderio di esprimerlo senza compromessi.

La parola, il laconico motto è per l’artista l’arma essenziale del suo percorso. La scoperta e l’amore per la realtà è di per sé sempre illusoria, solo attraverso il linguaggio muto e misterioso del segno si puo’ talvolta intuire e dar corpo all’inesprimibile: l’apodittico suo manifestarsi ne è l’indiscussa ragione.

Dai primordiali graffiti fino a noi si manifesta l’eterna esigenza della traccia, del segno chiaro e incontrovertibile.

E nel segno, quanto più essenziale e lampante, si conchiude e si manifesta l’urgenza di Paola Cordischi: “hic et nuc”, qui e adesso, il momento e la sua tempestiva intuizione ne è l’inizio e la sua nuda conclusione.

Fonte: https://romaculturamensile.wordpress.com/

 

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